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Elce Magazine

Grazie Papa Francesco

2025-05-15 11:53

Viola Nigro

Attualità,

Grazie Papa Francesco

Si sa, la morte lascia sempre un vuoto che fa male. Un vuoto che pesa, che allarga il silenzio dentro.

di Viola Nigro

 

 

Si sa, la morte lascia sempre un vuoto che fa male. Un vuoto che pesa, che allarga il silenzio dentro. Ti costringe a pensare, a guardarti intorno con occhi diversi, a sentire la mancanza anche delle cose che, fino a ieri, sembravano scontate. 

E così ci ritroviamo a fare i conti anche con la tua assenza, Francè.
A camminare nei ricordi, a sfiorare con la mente ogni passo della tua immensità… fin da quel 13 marzo 2013.
E anche se Habemus nuovo Papam, io vorrei restare ancora un po’ qui, ferma.
Come quando si stringe forte un vecchio maglione che conserva ancora un profumo caro… per trattenere il tempo, per riviverlo ancora e ancora.
Per non lasciarti andare del tutto.

Quel giorno, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, il tuo nome arrivò come una sorpresa. Un nome nuovo, inatteso, che però sapeva già di vento fresco, di primavera. Sapeva di rivoluzione evangelica.
Francesco. Come il frate di Assisi, perché da subito hai scelto di stare dalla parte degli ultimi, dei dimenticati, degli scartati. Hai scelto di non salire, ma di scendere. Di non comandare, ma di servire.

Dalla loggia delle Benedizioni, non  hai mai fatto tuonare dottrine, non ti sei mai proclamato guida ma compagno. Dicesti, con semplicità disarmante:
"Fratelli e sorelle, buonasera! E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi."
E, chinando il capo, chiedesti la benedizione del popolo. 

Era cominciata un’altra storia.

Non sarebbe stato un papato come gli altri.

Nessun appartamento papale. Scegliesti la Domus Sanctae Marthae, perché non potevi fare a meno delle persone. Celebrasti il Giovedì Santo tra carcerati, disabili, tossicodipendenti. 

Non cercavi la gloria: cercavi gli ultimi.

Con coraggio evangelico Ti sei rivolto al mondo dicendo:

  • «Non abbiate paura della bontà, e neanche della tenerezza.»
  • «La forza non è ciò per cui ti batti, ma ciò che proteggi.»
  • «Abbiate il coraggio di sostituire le paure coi sogni!»

 

Dicevi che è sempre possibile ricominciare, anche dalle macerie. E che la pace non è solo un’utopia, ma una responsabilità:

  • «No alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace! Con la guerra si perde. Sempre!»

 

Ci ha insegnato che per essere grandi, bisogna prima saper essere piccoli. Che l’umiltà è la base di ogni vera grandezza.

Sapevi sorridere, e anche scandalizzare. Non escludevi, ma accoglievi. Non imponevi, ma aprivi varchi nel cuore.

Per la prima volta dal 1669, un Papa non è stato seppellito a San Pietro. Lo hai voluto Tu, Francesco, nella terra nuda della Basilica di Santa Maria Maggiore. Con le tue scarpe nere, consumate dal cammino. Quelle scarpe, sono il segno più eloquente del suo pontificato. Scarpe povere, come povero è il Vangelo quando è autentico, vivo, scalzo, che non fa rumore ma cambia il mondo.

Hai chiesto una tomba semplice, hai vissuto in una stanza semplice, hai parlato un linguaggio semplice. Ma il Tuo messaggio era forte: giustizia, dialogo, misericordia, umanità.

Ti ricordiamo così: mentre cammini a piedi tra le vie di Roma. Mentre sorridi per un selfie con i ragazzi. Mentre ti mostri e affronti la tua fragilità con un poncho sulle spalle, dopo un ricovero. 

Immenso nella Tua vulnerabilità.

Senza ori, senza troni. Solo. Con addosso abiti semplici, quasi a dire: “Sono uno di voi”. La tua Via Crucis, in piena pandemia, è un’icona che il tempo non potrà mai cancellare. Hai attraversato San Pietro nel silenzio, come un pellegrino tra mille, ma con il peso del mondo sulle spalle.
Eppure, in quell’immagine c’era tutto: la potenza della mitezza, la grandezza dell’umiltà.

In un mondo che applaude chi urla, hai scelto il silenzio.
In un’epoca che premia l’arroganza, hai camminato nella mitezza.
Mentre le bombe cadevano, hai invocato la pace.

 

Non ti sei mai arreso. Ha resistito oltre ogni limite umano. Sei rimasto presente fino all’ultimo, con il cuore, con la preghiera, con l’amore.

 

I Tuoi ultimi gesti: donare 200mila euro ai detenuti prima di morire… “tutto quello che aveva sul conto personale” e la richiesta che la Tua PapaMobile venga trasformata in una piccola stazione sanitaria per i Bambini di Gaza.

 

Mi sei entrato nel cuore sin dal primo momento.
Sono credente, sì… forse una praticante un po’ atipica, ma credente. E quattro anni fa, ho scelto di dare il Tuo nome a mio figlio.
Con la speranza, che possa crescere come Te: giusto, coraggioso, misericordioso, profondamente umano.

 

E ci lasci una scia di sogni, tenerezza e coraggio.

 

Grazie, Franciscus.